Il documento finale dell’Assemblea elenca sei raccomandazioni per ridurre le emissioni e preparare la città agli effetti del cambiamento climatico, all’insegna della collaborazione

 

Sensibilizzare, promuovere, incentivare. Le parole che si ripetono di più nel testo delle proposte stilate dall’Assemblea cittadina per il clima danno un chiaro segnale: per l’Assemblea, trasformare Bologna in una città neutrale e sostenibile non è affare di divieti e imposizioni, ma di collaborazione e di azione collettiva. 

Mercoledì 8 novembre l’Assemblea per il clima si è riunita per l’ultimo incontro, il nono. Durante la seduta il gruppo di un centinaio di persone ha approvato le proposte e le raccomandazioni per ridurre le emissioni e affrontare la crisi climatica a Bologna, proseguendo la discussione collettiva iniziata durante l’ottavo incontro. Nei prossimi mesi le proposte verranno prese in esame dal Consiglio Comunale. Il documento, un testo chiaro e articolato in sei raccomandazioni, è la conclusione di un percorso durato sei mesi con incontri di informazione e di discussione.

Ma cosa dicono le proposte e le raccomandazioni? Vediamo i temi che l’Assemblea cittadina ha individuato come più importanti per ridurre le emissioni e affrontare gli effetti della crisi climatica a Bologna. Con una premessa: in più punti del testo, i partecipanti dell’Assemblea specificano che a volte le proposte non ricadono completamente dentro l’ambito in cui il Comune può agire direttamente, ma che hanno ritenuto importante comunque segnalare temi su cui il Comune può farsi da facilitatore.

 

Ridurre le emissioni

La prima raccomandazione del documento affronta subito l’elefante nella stanza: se consideriamo il solo territorio comunale, i consumi degli edifici sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni della città (un dato citato anche nei documenti della Missione Bologna Clima). Quindi quello degli edifici è il tema centrale per ridurre le emissioni. 

Anche la “Raccomandazione 2. Bologna neutrale è una grande comunità di condivisione di energie rinnovabili” elenca proposte per ridurre le emissioni: in questo caso, decarbonizzare la produzione di energia attraverso la promozione di tutte le forme di autoproduzione e autoconsumo di energia, a cominciare dalle CER (Comunità Energetiche Rinnovabili). 

Le proposte per decarbonizzare il settore della mobilità invece sono elencate nella sesta raccomandazione. In questa parte del documento, tra le più discusse e ri-lavorate durante gli incontri precedenti, le persone partecipanti all’Assemblea riconoscono che gli obiettivi prefissati dal Comune per abbattere le emissioni del trasporto pubblico sono già rilevanti: le proposte quindi si concentrano su azioni per ridurre le emissioni delle auto private, disincentivandone l’uso, ma evitando di introdurre misure punitive o sanzionatorie come gli autovelox.

Il gruppo si è orientato piuttosto sulla logica di fornire alternative valide e convenienti all’auto. Per esempio, ha proposto di potenziare i  trasporti pubblici e la mobilità condivisa, soprattutto per chi va al lavoro e a scuola, e di promuovere l’intermodalità. In questa parte del documento, tra le proposte di azioni per ridurre le emissioni ci sono anche quella di svolgere la “Valutazione dell’impatto sanitario che il Passante di Mezzo avrà sulla salute della cittadinanza bolognese”, e la proposta di disincentivare i voli, in particolare quelli dei jet privati.

 

Leggi anche: Cos’è lAssemblea cittadina per il clima

 

Ripensare lo spazio pubblico e prepararsi agli effetti della crisi climatica

Anche la “Raccomandazione 5. Bologna neutrale è una città che riorganizza i propri spazi per la mobilità sostenibile” identifica nella dipendenza dalle auto un problema da affrontare, ma con l’obiettivo di rendere gli spazi cittadini più sicuri e accoglienti per pedoni e ciclisti. In particolare, piste ciclabili migliori e sistemi più funzionali per usare i mezzi pubblici in combinazione con altri mezzi, come la bici, vengono identificati come fattori importanti per convincere sempre più persone a lasciare a casa l’auto e spostarsi in modo più sostenibile (un concetto che anima anche il progetto della Città 30). Come l’altra raccomandazione sul tema della mobilità, anche questa è stata il risultato di un dibattito a più riprese durante gli incontri, in particolare sul tema della riduzione dello spazio per i parcheggi.

L’Assemblea però ha definito anche alcune azioni per ripensare gli spazi della città in chiave di adattamento al cambiamento climatico, cioè in modo da essere pronti per gli effetti della crisi climatica, che iniziano già a farsi sentire e saranno più gravi nei prossimi anni (soprattutto se le emissioni globali di gas serra non verranno drasticamente ridotte). Le proposte della terza raccomandazione richiamano quelle che gli esperti chiamano nature-based solutions, soluzioni basate sulla natura: soluzioni, cioè, che sfruttano a livello locale le caratteristiche di elementi naturali come l’acqua e le piante. Le proposte riguardano la riduzione del rischio idrico – de-sigillando il suolo e monitorando i corpi idrici – e la rinaturalizzazione della città, con aree verdi di molti tipi diversi che aiutino a ridurre l’effetto isola di calore. 

 

Un tema predominante: il cambiamento culturale

Quello che emerge dalla “Raccomandazione 4. Bologna neutrale è il tuo modello di vita da coltivare” è in realtà un tema che ritorna in tutte le sezioni del documento stilato dall’Assemblea: per ridurre le emissioni di gas serra in città serve un cambiamento culturale diffuso. La raccomandazione si focalizza su azioni legate al consumo, all’alimentazione e alla produzione di rifiuti, con particolare attenzione ai mercati rionali per sostenere la produzione e l’economia locale. 

Ma in tutte le sei raccomandazioni si mette l’attenzione su quanto siano importanti le azioni per informare e sensibilizzare gli abitanti su questi temi. La percezione dell’Assemblea, forse anche grazie al percorso di informazione dei primi mesi di lavoro, è che la consapevolezza sulle soluzioni per affrontare la crisi climatica sia ancora poca. Sensibilizzando e facilitando l’accesso a informazioni sulle possibilità che già ci sono, invece, sarebbero di più le persone e le aziende a mettere in atto un cambiamento.

Assieme a questo, l’Assemblea identifica nel Comune un attore che può fare di più perché le tecnologie a basse emissioni e le altre azioni di lotta al cambiamento climatico siano accessibili anche dalle persone con meno risorse economiche. Nell’ottica che trasformare Bologna in una città più sostenibile sarà un miglioramento, non un sacrificio, e dunque tutti devono poterne godere. 

 

Collaborare e monitorare

In generale, il documento mette grande importanza sulla collaborazione tra parti diverse della città. L’amministrazione comunale, certo, ma anche le aziende, le associazioni, i cittadini e il mondo della ricerca. È un tono che riflette quello del dibattito durante l’Assemblea, in cui i partecipanti hanno fatto continuo riferimento ad azioni ampiamente condivise dalla comunità scientifica e hanno discusso per stendere un documento il più possibile condiviso da tutti, che proponesse azioni ambiziose ma realistiche. Gli scontri ci sono stati, ma nella maggior parte dei casi il gruppo dell’Assemblea è arrivato a una mediazione. 

Nelle prossime settimane su Chiara.eco racconteremo in modo più approfondito le raccomandazioni dell’Assemblea.

Quello che è emerso anche parlando con i partecipanti durante i vari incontri è una preoccupazione di fondo: in molti casi ci sono già regolamenti e normative che vanno nella direzione giusta, ma devono essere attuati e monitorati. Lo stesso vale per le sei raccomandazioni frutto del lavoro dei 100 partecipanti: l’Assemblea si è impegnata a scriverle, ma ora vuole vederle messe in pratica.

 

 

di Anna Violato – formicablu

Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con testate come Nature Italy, Le Scienze e RADAR Magazine, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con diverse case editrici.

Foto di copertina di Margherita Caprilli.

4 commenti

  • Luigi Bertuzzi ha detto:

    A proposito di “CAMBIAMENTO CULTURALE” vorrei proporre di definirlo come un “REQUIREMENT”, cioè come un bisogno che richiede un adeguamento “ALGORITMICO” per poterne rendere praticabile la soddisfazione. Posso eventualmente continuare, a sostegno di questa mai affermazione.

  • Luigi Bertuzzi ha detto:

    Significativo il “mai” invece di “mia” :-))
    L’affermazione ho iniziato a tentare di farla 40 anni fa!!

  • Luigi Bertuzzi ha detto:

    Si legge nella più recente newsletter di eXtinction Rebellion ….
    ci sono voluti quattro anni per consultare la collettività su quale fosse la traiettoria giusta per una transizione equa. Quattro anni di fronte ad una crisi collettiva sono uno schiaffo alla dignità umana, alle vittime (presenti e future) delle situazioni che abbiamo visto verificarsi con sempre più frequenza e intensità. La verità è che continuiamo ad essere in ostaggio di un sistema politico ed economico, tanto locale che internazionale, che non ha nessuna intenzione di prendere atto della situazione, di rendere la crisi comunicabile, e di correre ai rimedi per evitare quella che rischia di essere la più grande tragedia umana di sempre.”

    Si legge nell’annuncio di un importante evento …., intitolato “Cambiamento climatico e filiera delle imprese: infrastrutture e PMI nella transizione verde”, organizzato con il patrocinio di Università di Bologna e Regione Emilia-Romagna e in programma a Bologna per il 25 gennaio 2024 presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. ….
    che la politica istituzionale …
    “agisce per trasferire conoscenza, consapevolezza e strumenti sull’innovazione tecnologica al mondo produttivo: è anche attraverso le nuove tecnologie infatti che la Transizione Green può realizzarsi compiutamente.”

    Vorrei far notare – da cittadino abbastanza anziano per ricordarlo – che ….
    NON SONO BASTATI 40 ANNI per far capire alla politica istituzionale che il trasferimento di
    “conoscenza, consapevolezza e strumenti sull’innovazione tecnologica”
    deve essere fatto ALLA SOCIETÀ CIVILE PRIMA che al MONDO PRODUTTIVO,
    come l’ESTINZIONE del BISONte europeo dell’informatica dovrebbe aver insegnato.
    [BISON = Bull Icl Siemens OLIVETTI Nixdorf]

  • Luigi Bertuzzi ha detto:

    Intervengo di nuovo sulla necessità di un cambiamento culturale diffuso.
    L’articolo pubblicato da il Manifesto il 14 Gennaio, intitolato
    “Ideare l’innovazione senza farsi guidare dalle corporation”
    segnala che
    «l’ARCHITETTURA degli algoritmi dei sistemi on line può essere DISEGNATA in modo da favorire la discussione e il dialogo, …..»
    Se si potesse parlarne con l’autrice [Laura Pennacchi] proporrei di sostituire “DISEGNATA”con
    “FATTA EVOLVERE” … ma si dovrebbe prima raccontare l’esperienza [trascurata dai media] di come fu che l’Europa finì per farsi colonizzare dagli algoritmi.
    PS
    Non inserisco link all’articolo per evitare che il commento finisca cestinato.

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